Architettura

Frank Owen Gehry / Museo Guggenhaim di Bilbao

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Frank Owen Gehry / Museo Guggenhaim di Bilbao è stato modificato: 2012-12-19 di Maria Chiara Paccara

Quando si parla di grandiose opere di architettura non si può non parlare del Museo Guggenheim di Bilbao, Spagna, disegnato da Frank Owen Gerhy, non solo per la sua spettacolarità e la sua tecnologia all’avanguardia, ma perché è stato protagonista di una svolta epocale, quella del passaggio all’era digitale.

Infatti, per stessa ammissione del suo autore, questo museo fu ideato, progettato e realizzato ricorrendo alla modellazione digitale, con l’aiuto di avanzatissimi software informatici che sono riusciti a trasformare l’utopia in realtà.

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Il museo, sin dalla sua costruzione, ricevette numerose critiche, per l’elevato costo sia di realizzazione che di mantenimento, a causa dell’umidità che avrebbe attaccato il titanio di cui sarebbe stato composto gran parte dell’edificio e sia per i difetti di ogni singola lastra che avrebbero portato a continue deformazioni ottenendo che l’intera struttura sarebbe stata soggetta a numerosi restauri.

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Nonostante questo appena venne inaugurato nel 1997 si trasformò in un’importantissima attrazione turistica, richiamando visitatori da ogni paese, diventando il simbolo della Città di Bilbao nel mondo.

L’edificio divenne così più importante delle opere in esso contenute ed uno dei più spettacolari edifici del decostruttivismo.

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Il Museo fu commissionato dalla Salomon R. Guggenheim Foundation. La collocazione scelta fu a nord del centro urbano, punto strategico dal quale il museo sarebbe stato visibile dai tre punti principali della città, sul luogo di un vecchio terreno industriale ai piedi del fiume Nervion e di un laghetto artificiale leggermente più alto di questo, opportunamente progettato, sulle cui acque si riflette aumentando ancora di più la sua spettacolarità, soprattutto di notte se si pensa che al livello dell’acqua sono stati collocati dei bruciatori dai quali fuoriescono fiamme colorate miste a spruzzi d’acqua.

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L’edificio occupa complessivamente 24000 mq ed è composto da una serie di volumi complessi che interagiscono tra di loro in modo spettacolare, con apparente noncuranza delle leggi della statica.

La struttura, che rispecchia perfettamente lo stile di Ghery e quello decostruttivista, sembra essere scolpita seguendo contorni quasi organici. Composta da una geometria instabile con forme pure, disarticolate e decomposte, volumi deformati, tagli, asimmetrie e un’assenza di canoni estetici tradizionali . ( il museo, affermano i progettisti, non possiede alcuna superficie piana).

Ma caotico soltanto all’apparenza, il museo è dotato di grande funzionalità ed attento al risparmio energetico grazie anche a dei lucernai posti alla sua sommità in grado di dosare l’intensità luminosa.

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L’impatto con l’ambiente circostante è certamente forte ma non tanto da creare disturbo, anzi l’imponente struttura si sposa con il contesto grazie alla sobria eleganza dei materiale:

Il titanio, che rende brillante la struttura quasi come le squame di un pesce; lastre di pietra calcarea e lastre di cristallo formate da doppio cristallo termico tale da proteggere l’interno dal calore e dalle radiazioni solari.

L’edificio visto dal fiume, sembra avere la forma di una nave, omaggio alla città portuale e dall’alto quella di un fiore.

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A volte tutto questo sfarzo può sembrare inutile e giustamente criticato per i suoi elevati costi ma se non ci fossero nuove ed audaci sperimentazioni , che ancora in questa campo sono possibili, in un mondo dove è stato inventato quasi tutto, non si andrebbe mai avanti e nonostante le spese che questo tipo di progettazioni comportano riescono a rendere una cittadina quasi sconosciuta e gravemente depressa dal punto di vista economico, una delle mete turistiche più frequentate.

Foto: La Tête Krançien

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