Architettura

Centro George Pompidou/ Renzo Piano e Richard Rogers

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Centro George Pompidou/ Renzo Piano e Richard Rogers è stato modificato: 2012-10-26 di Maria Chiara Paccara

Foto: Maria Chiara Paccara 

Il Centro Nazionale d’Arte e Cultura George Pompidou, aperto al pubblico il 31 gennaio 1977, si trova a Parigi in Rue Beabourg 19, per questo è conosciuto in francese anche come Beabourg. L’edificio è opera dello Studio Piano e Rogers.

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Di aspetto soggettivamente discutibile ( caratteristica non casuale) il Centro è un’opera oggettivamente quasi perfetta in quanto risponde perfettamente a quello che era lo scopo della sua realizzazione, cioè la creazione di una struttura adeguata ad ogni sorta di manifestazione culturale per fermare il declino di Parigi dalla scena artistica e di mantenere il suo status di importante scenario per l’arte contemporanea a livello mondiale, la volontà di aprire la creatività francese verso il mondo e il desiderio di creare nella capitale un grande monumento che rappresentasse l’architettura della II metà del XX secolo, che in quel momento era stata poco rilevante.

Infatti questo edificio può essere considerato come un “monumento” che ha l’intento di colpire l’immaginario popolare, trattandosi di una vera e propria macchina pubblicitaria, anche la scelta della sua ubicazione è provocatoria, cioè quella di inserire una struttura ipertecnologia e meccanica in un ambiente storico così perfettamente caratterizzato.

Centro Pompidou Renzo Piano Richard Rogers-06Foto: Maria Chiara Paccara

Si inaugura così quella tendenza dell’architettura contemporanea che va sotto il nome di High-tech.

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Centro Pompidou Renzo Piano Richard Rogers-16Foto: Maria Chiara Paccara

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Il concorso per il progetto fu bandito dal Presidente della Pepubblica George Pompidou ed è stato vinto, scelto tra altri 681 progetti, dai giovanissimi ed allora sconosciuti Richard Rogers e Renzo Piano.

Questi due architetti sono riusciti ha rispondere alle esigenze che la committenza richiedeva tramite l’esasperazione della pinata libera, metodologia propria dell’High-tech : la pianta si ripete per cinque piani in elevazione, grande flessibilità che si traduce in uno spazio interno neutro, in questo caso un rettangolo 50×70, disponibile a tutte le possibili articolazioni interne grazie allo spostamento lungo il perimetro delle strutture e degli impianti.

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Risiede proprio in questo la grande innovazione del Centro Pompidou, lo spostamento sull’involucro di elementi statici, impianti, collegamenti, scale ed ascensori, ecc., fino ad allora ogni costruzione anche la più innovativa, aveva cura, se non di nascondere, almeno di non esibire i propri “segreti”. Benchè questo si voglia far scaturire da pure esigenze funzionali, si traduce in realtà in una ricerca stilistica.

Ne è prova la scala esterna, presente nel prospetto principale, una sorta di tunnel vetrato, giustamente individuato col suo flusso vivente di visitatori, come l’elemento più segnato dell’intera composizione.

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Centro Pompidou Renzo Piano Richard Rogers-07Foto: Maria Chiara Paccara

Centro Pompidou Renzo Piano Richard Rogers-09Foto: Maria Chiara Paccara

Mentre nel prospetto secondario, è totalmente percorso dai condotti degli impianti che peraltro curvandisi in alto determinano anche la volumetria del fabbricato da questo lato.

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Centro Pompidou Renzo Piano Richard Rogers-17Foto: Virgilio Conti

Centro Pompidou Renzo Piano Richard Rogers-14Foto: Maria Chiara Paccara

Insomma un,architettura divenuta da oltre un decennio perfettamente attuata che fa spettacolo spesso ad alto livello unitamente alla manifestazioni che ospita.

Tanto basta per renderlo un “monumento” dell’architettura contemporanea.

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